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La Bolla del Pesco

Benvenuti nella nostra sezione dedicata alle malattie delle piante, insieme scopriremo come riconoscere e trattare le principali avversità che possono colpire il nostro verde. Oggi parleremo de… LA BOLLA .

La bolla è una avversità crittogamica causata da vari agenti eziologici facenti parte del genere Taphrina. Il genere comprende oltre 150 specie tra cui le più riscontrate in ambito agricolo sono:

Taphrina aurea (Bolla del Pioppo)

Taphrina bullata (Bolla del Pero)

Taphrina carpini (Bolla del Carpino

Taphrina cerasi (Bolla del Mirabolano)

Taphrina deformans (Bolla del Pesco)

Taphrina pruni (Bolla del Susino)

Taphrina ulmi (Bolla dell’Olmo)

Passaporto eziologicoRegno: Fungi

Divisione: Ascomycota

Classe: Taphrinomycetes

Ordine: Taphrinales

Famiglia: Taphrinaceae

Genere: Taphrina

Specie: T. deformans

La bolla del pesco è la principale avversità di origine crittogamica presente sul Pesco, causata dall’agente eziologico Taphirina deformans in grado però di cagionare danno anche su altre piante da frutto appartenenti alla famiglia delle Rosacee quali ad esempio Albicocco, Ciliegio e Mandorlo. Il fungo è diffuso su tutta la penisola italiana, tuttavia è nelle regioni settentrionali che grazie soprattutto alle condizioni climatico – ambientali più favorevoli è in grado di manifestare le infezioni più pericolose. Questa avversità se non controllata in modo preventivo è in grado di compromettere l’intera produzione annuale, e inoltre quando compare in primavera, è infatti quasi sempre troppo tardi per intervenire.

 

È la malattia più importante del pesco per i danni irreversibili che arreca alle foglie le quali, dopo lo sviluppo del fungo su di esse, seccano e cadono a terra impoverendo o azzerando la produzione dell’anno e, spesso, riducendo anche quella dell’anno successivo per i danni che subisce indirettamente il legno se non vengono effettuati tempestivi trattamenti. La malattia si manifesta al momento in cui germogliano le prime foglioline ed anche successivamente se l’andamento stagionale è favorevole allo sviluppo fungino; le foglie attaccate si riconoscono per le loro caratteristiche deformazioni bollose e per la colorazione anomala tendente al rosso. Succede spesso che le deformazioni fogliari causate dalla bolla vengano confuse con attacchi di afidi che possono provocare deformazioni fogliari molto simili, ma nel caso della bolla la foglia oltre che deformata diventa carnosa al tatto e croccante – fragile;inoltre l’attacco di afidi è riconoscibile dalla presenza, sulla pagina inferiore, degli afidi stessi. Questa malattia attacca soprattutto le foglie, ma può colpire anche fiori, frutti, germogli e rametti.

 
 

QUADRO SINTOMATOLOGICO

 
 
 
 
Germogli: La T. deformans è sui giovani germogli che fa la sua comparsa tra fine inverno e inizio della primavera, durante la fase della schiusura delle gemme. I germogli che fuoriescono dalle gemme risultano già deformati presentando le foglioline parzialmente o totalmente trasformate in ammassi di aspetto carnoso e con evidenti alterazioni cromatiche che possono variare dal giallo – arancio al rosso intenso. I germogli colpiti dalla bolla arrestano il loro sviluppo a poco a poco, disseccano nei mesi successivi (in estate), con grossi danni sulle piante sia da allevamento che da produzione. Le piccole foglie dei germogli infetti presentano carnosità, frattura vitrea e bollosità
 
 

Foglie: Gli attacchi alle foglie possono avvenire anche in momenti successivi al germogliamento; in questi casi la sintomatologia si manifesta con le stesse modalità descritte per le foglie dei germogli. Le foglie sono colpite solo in modo parziale e soprattutto gli attacchi non compromettono in modo determinante l’allungamento del germoglio. I primi sintomi della bolla si possono osservare sulle foglioline appena schiuse, che presentano delle bollosità, localizzate vicino alla nervatura centrale. Con il progredire dello sviluppo vegetativo, le bollosità aumentano di volume e tendono a confluire, mentre i tessuti colpiti assumono una consistenza carnosa ed uno spessore superiore a quello delle foglie normali. Contemporaneamente alle variazioni strutturali, si verifica anche un cambiamento del colore dei tessuti i quali assumono inizialmente una colorazione giallo – clorotica che diviene, in seguito, rossastra. Le deformazioni morfologiche delle foglie, causate dagli attacchi della Taphrina deformans, provocano una riduzione della capacità fotosintetica con conseguente deperimento della pianta i cui effetti possono ripercuotersi anche negli anni successivi. Le foglie ed i germogli colpiti acquisiscono una superficie corrugata e bollosa quasi lucente nella parte inferiore; successivamente scompare la trasparenza e la foglia assume una tonalità opaca con un aspetto vellutato, che, osservato con una lente di ingrandimento mostra una muffa biancastra data dalle fruttificazioni sessuate del fungo.

 

Fiori: I fiori sono colpiti raramente dalla patologia, ma in caso di varietà suscettibili «nettarine», e in primavere fredde, umide e piovose si possono manifestare sintomi anche su questo organo. In particolare su quest’ultimi possono trasformarsi in ammassi carnosi e deformi con conseguente colatura. La pianta va in contro ad una grossa perdita di fiori, e quelli che riescono ad allegare (passare a frutto) danno luogo a frutti stentati, piccoli e di cattivo sapore, perché poco alimentati dalle foglie anche se non colpiti direttamente dal patogeno. Se vengono invece attaccati dal fungo presentano malformazioni che richiamano i sintomi fogliari.

Frutti: Sui frutti l’attacco si verifica sporadicamente specie nella fase di accrescimento; tuttavia nelle varietà più sensibili (nettarine) e in primavere umide, piovose e fredde si può verificare l’infezione con sintomi simili a quelli dei germogli e delle foglie. I frutti, specialmente se colpiti nella fase di accrescimento evidenziano delle zone a superficie corrugata (andamento cerebri forme), bollosa di colore arancio – rosso, in rilievo rispetto alla superficie del frutto; in queste zone si possono presentare marciumi o lesioni dati da altri agenti fungini. I frutti attaccati dalla bolla non arrivano a giusta maturazione e non sono commestibili. Se il frutto viene colpito in maniera precoce, ossia nella fase di post-allegagione, va incontro a immediata cascola.
 
 
 

CICLO BIOLOGICO 

Le condizioni termoigrometriche ideali per le infezioni sono:

 -Bagnatura fogliare per almeno 24 ore
 

-T° medie < 15°C « durante il periodo di bagnatura fogliare», e < 18°C terminata questa fase.

 

Attenzione!!!

 

Quando parliamo di bagnatura ci riferiamo non solo alla pioggia, ma anche ad altri fenomeni come la nebbia. Inoltre, bisogna tener presente che i periodi asciutti inferiori alle 4 ore non si possono considerare come un’interruzione della bagnatura.

La sola bagnatura è sufficiente a garantire l’infezione solo nelle prime fasi della crescita del germoglio. Nelle fasi successive, con l’allontanamento dell’apice del germoglio dalle perule della gemma, si rende indispensabile la presenza della pioggia come veicolo d’inoculo
 
  Durante il periodo primaverile le spore del fungo (ascospore – conidio – gemme) al momento di apertura delle gemme (infezioni ai germogli) e con condizioni igrometriche idonee (bagnatura degli organi vegetali e una temperatura attorno ai 7-8 °C) arrivano a contatto con gli organi vegetali e producono un tubetto premicelico che penetra negli organi vegetali perforando attivamente la cuticola. All’interno dei tessuti il tubetto produce il micelio che si sviluppa negli anfratti intercellulari avviando un’attività enzimatica ed elaborando sostanze che scatenano processi morfo – fisiologici alla base delle deformazioni descritte in precedenza. Le eventuali infezioni successive sono date dalle spore liberate dagli organi colpiti, sempre che ci siano le condizioni termo-igrometriche giuste e che le temperature non superino i 26-28 °C, oltre i quali il fungo si blocca.
 

Attenzione!!!

Studi recenti, condotti dalla regione Emilia – Romagna hanno dimostrato che l’attività di questo fungo si ha in due fasi ben distinte, ma che esso rimane su tutta la pianta tutto l’anno. Lo sviluppo di questa affezione è strettamente legata all’andamento meteorologico; a volte, dopo la prima infezione il patogeno esaurisce la sua aggressività, mentre in alcune annate i cicli di infezione si ripetono durante tutto il periodo primaverile.
 
 Fase Parassitaria: La fase parassitaria inizia con la rottura delle gemme, ed il conseguente germogliamento. L’infezione avviene con basse temperature (3º-15º) e prolungate piogge (24 o più ore) o nebbie pesanti. Quando si ha la fuoriuscita delle prime foglioline la pioggia diventa un fattore indispensabile per il trasporto delle spore. Per completare il suo ciclo fino alla comparsa dei tipici sintomi bisogna che la temperatura rimanga inferiore ai 18 °C. Valori superiori bloccano il processo. I danni maggiori si hanno tra la rottura delle gemme e la caduta dei fiori. In primavera danno origine ad un micelio che si addensa sotto l’epidermide, lacerandola per lasciare apparire all’esterno le fruttificazioni degli aschi che a maturità si liberano le ascospore. Dopo 2-4 settimane dalla comparsa dei sintomi sugli organi colpiti compare una muffa biancastra, da questo momento si ha la fruttificazione del fungo. Le spore fuoriuscite non daranno vita ad altre infezioni ma inizieranno l’attività saprofitaria.
 
 Fase Saprofitaria: Durante la stagione invernale e quella autunnale le spore, favorite dalla pioggia e dall’umidità si moltiplicheranno per gemmazione, distribuendosi nel frutteto e favorendo nuove infezioni.
 
 LA LOTTA
 

La bolla del pesco è una malattia che si previene nel periodo autunno – invernale, nella fase saprofitaria del fungo. Dunque, in primavera, all’apertura delle gemme, può essere ormai troppo tardi per intervenire.

Le strategie di difesa fatte dopo la penetrazione del fungo nel germoglio non consentono di contenere lo sviluppo della malattia.
La bolla del pesco è una malattia che si previene nel periodo autunno – invernale, nella fase saprofitaria del fungo. Dunque, in primavera, all’apertura delle gemme, può essere ormai troppo tardi per intervenire.
 Le strategie di difesa fatte dopo la penetrazione del fungo nel germoglio non consentono di contenere lo sviluppo della malattia.

La lotta preventiva contro la bolla del Pesco viene effettuata prima dell’apertura delle gemme.

1° Trattamento: Eseguito a completa defogliazione (fine autunno) «Novembre»
 

2° Trattamento: Eseguito a fine inverno (fine Gennaio – Febbraio)

3° Trattamento: (eventuale) Eseguito tra la fase di gemme gonfie e fra quella dei bottoni rosa.

 

Attenzione!!!!

 Il terzo trattamento viene fatto se si hanno cultivar particolarmente soggette a infezioni di Bolla o se l’anno passato si sono già verificati attacchi da parte del fungo. Inoltre..
 

.Se vengono seguiti i tre trattamenti preventivi è molto difficile riscontrare attacchi da parte del fungo, anche se tuttavia per cultivar particolarmente sensibili (varietà a pasta gialla) può essere necessario qualche trattamento primaverile (post – allegagione).

 

La difesa del pesco dalla bolla, condotta congiuntamente alla lotta contro corineo e varie altre affezioni crittogamiche, costituisce la base della protezione anticrittogamica di questa coltura.

 

Gli interventi « al burno» (1° – 2° trattamento) sono finalizzati ad abbassare drasticamente la massa di inoculo presente sulla pianta.

 

Ai due classici interventi «al bruno», potranno fare seguito uno o due interventi in vegetazione, solitamente nelle fasi di scamiciatura e di accrescimento dei frutticini, ricorrendo a ziram allo 0,2%. Questi interventi primaverili consentono di ridurre il potenziale d’inoculo ma non di arrestare la malattia e pertanto sono giustificati solo se si notano sulla vegetazione gravi attacchi di bolla.

 

QUALI PRODOTTI UTILIZZARE?

 
1° – 2° Trattamento: Prodotti a base di Ditianon – Dodina – Thiram – Ziram.
  

a.Cuproxat® S.D.I. « ok in agricoltura bio»

 

b.Fruttene® 76 WG

 

c.Tebusip® Combi

 

d.Zetaram® New Tech

 

e.Ziramit 76 WG ( Ziram)

 

f.Triscabol DG (Ziram)

  

3° Trattamento: Prodotti a base di Calcio

 

a.Polisolfuro di calcio polisenio

 
  

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